IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

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1Re 19,19b-21; Sal 18; Gal 1,8-12; Mt 4,18-22

VENERDÌ 30 NOVEMBRE

Nel Vangelo secondo Matteo, l’ultima parabola sul regno dei cieli, è sulla rete gettata in mare che prende ogni genere di pesci. Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello, sono chiamati da Gesù perché Lui li vuole fare pescatori di uomini. Essi dovranno andare per il mondo e pescare uomini per il regno di Dio. Vocazione e missione sono una cosa sola. Ma vocazione e missione sono inutili se Gesù non fa pescatori di uomini quanti da Lui sono stati chiamati. Lui chiama, dona la missione, crea i chiamati, li fa pescatori di uomini. Gesù è all’inizio della vocazione e anche dopo. È sempre, sino alla fine della loro vita. Ogni giorno è Lui che deve fare o creare i pescatori. Se Lui non li fa o essi non si lasciano fare, sono uomini, ma non pescatori di uomini. Anche se sono stati chiamati, non potranno svolgere alcuna missione. Non sono fatti da Gesù.

Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti (Mt 13,47-50).

Alla luce di questa parabola, possiamo dire che gli Apostoli sono insieme pescatori e rete. Essi non solo sono rete da gettare in mare, sono anche i pescatori che devono portare la barca fino a riva. Il loro lavoro è ininterrotto. Non possono pensare che sia sufficiente gettare la rete in mare. Essi devono pescare uomini e condurli fino alla soglia dell’eternità, consegnandoli nelle mani del Signore, ponendo sempre ogni attenzione perché nessun uomo da loro pescato si perda per causa loro. Vale per essi quanto Gesù dice al Padre nella sua preghiera, prima di lasciare questo mondo.

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo (Gv 17,9-14).

Ogni pescatore di uomini deve sempre rivolgersi a Cristo Gesù attestando la sua innocenza, nel caso qualcuno, dopo essere stato pescato, fosse andato perduto. San Paolo si dichiara innocente per tutti coloro che si perdono, perché lui non si è sottratto in nulla nella predicazione del Vangelo. Questo negli Atti al Capitolo XX. Nella Seconda Lettera dichiara ai Corinzi la volontà di volersi consumare interamente per essi: “Per conto mio ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime” (2Cor 12,15). Ma sappiamo che ogni giorno Gesù lo creava vero pescatore di uomini.

Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Con la consacrazione si riceve ogni potestà di grazia e verità per vivere la missione di pescatori di uomini. La scienza della pesca è un dono perenne dello Spirito Santo, che a sua volta è dono di Cristo Gesù. Se il pescatore si separa da Cristo e dallo Spirito, lui rimane in eterno pescatore, ma incapace di pescare una sola anima. La scienza della pesca e il potere di pescare sono due cose differenti. La potestà è data una volta per sempre, la scienza è dono ininterrotto di Cristo, nello Spirito Santo.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che nessun pescatore confonda potestà e scienza.

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