IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

Risultati immagini per elisabetta d'ungheria

Dt 31,9-18; Sal 28; Rm 3,19-26; Mc 13,5a.33-37

SABATO 17 NOVEMBRE

Il tempo non è l’eternità. Nella stoltezza l’uomo lo vive come se fosse senza fine. L’eternità non è tempo. Eppure nella sua insipienza l’uomo lo pensa come se fosse un istante. Ogni tanto è bene ripassare il lamento dei dannati. Ci aiuta a dare il giusto valore al tempo e all’eternità. È questa la stoltezza dell’uomo: vive il tempo come se fosse eternità. Non vuole riconoscere che esso è solo un momento fugace.

Il giusto, da morto, condannerà gli empi ancora in vita; una giovinezza, giunta in breve alla conclusione, condannerà gli empi, pur carichi di anni. Infatti vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio aveva deciso a suo riguardo né per quale scopo il Signore l’aveva posto al sicuro. Vedranno e disprezzeranno, ma il Signore li deriderà. Infine diventeranno come un cadavere disonorato, oggetto di scherno fra i morti, per sempre. Dio infatti li precipiterà muti, a capofitto, e li scuoterà dalle fondamenta; saranno del tutto rovinati, si troveranno tra dolori e il loro ricordo perirà. Si presenteranno tremanti al rendiconto dei loro peccati; le loro iniquità si ergeranno contro di loro per accusarli. Allora il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato: «Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi? Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi.

Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, come una nave che solca un mare agitato, e, una volta passata, di essa non si trova più traccia né scia della sua carena sulle onde; oppure come quando un uccello attraversa l’aria e non si trova alcun segno del suo volo: l’aria leggera, percossa dal battito delle ali e divisa dalla forza dello slancio, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio; o come quando, scoccata una freccia verso il bersaglio, l’aria si divide e ritorna subito su se stessa e della freccia non si riconosce tragitto. Così anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi, non avendo da mostrare alcun segno di virtù; ci siamo consumati nella nostra malvagità». La speranza dell’empio è come pula portata dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta; come fumo dal vento è dispersa, si dilegua come il ricordo dell’ospite di un solo giorno. I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e di essi ha cura l’Altissimo (Sap 4,16-5,15).

Quale dovrà essere l’attenzione e la vigilanza del discepolo di Gesù? Quella di vivere ogni attimo del suo tempo portando nell’obbedienza alla Parola. Gesù dall’istante della nascita finno a quando rese lo spirito al Padre, affidandolo alle sue mani, sempre ha posto ogni istante della sua vita nella Parola del Padre con pronta e immediata obbedienza. Nulla ha fatto dalla sua volontà o dalla volontà degli uomini.

Gesù si mise a dire loro: Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Oggi il grande male dei cristiani è la separazione fatta tra bene e Parola del Signore. Si dice di credere nella Parola senza fare il bene che la Parola comanda. Si fa il bene, ma secondo il proprio cuore o i propri desideri. Bene è l’aborto, il divorzio, l’eutanasia, la creazione di unione contro la volontà di Dio, lo scempio che si sta operando sulla natura umana. Bene è anche dare significati diversi, contrari alla volontà di Dio, ad ogni sacramento e ministero nelle Chiesa. Dimenticata la Parola, non ci potrà essere né attenzione e né vigilanza. Se il Signore venisse oggi, ci troverebbe fuori della Parola.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni cristiano ritorni nella Parola di Gesù. 

RICERCA NEL SITO

Search