IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

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Ap 22,1-5; Sal 45; Mt 25,14-30

GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE

Ogni uomo ha una missione personale da compiere. Deve, obbedendo al comando del Signore, contenuto nella sua Parola – la Parola va dal primo versetto della Genesi all’ultimo dell’Apocalisse – manifestare tutta la bellezza della sua natura creata, perché quanti non credono in Dio possano aprirsi alla fede in Lui. Il Creatore ha dotato ogni uomo da Lui creato di ogni dono naturale e soprannaturale. Ognuno è obbligato a mettere ogni impegno perché ogni dono porti frutti di fede, carità, speranza, giustizia, fortezza, prudenza, temperanza. Pensiamo per un istante da un frutto di giustizia e di fede. Per la giustizia Noè ha salvato l’umanità e per la fede di Abramo la benedizione di Dio oggi è offerta ad ogni uomo. Un solo atto di giustizia può salvare il mondo. Noi sappiamo che per la fede di Cristo Gesù e per la sua obbedienza si è compiuto il mistero dell’umana redenzione. Anche noi per la nostra obbedienza possiamo cooperare alla salvezza di molti fratelli. Ogni dono vissuto genera redenzione e vita.

Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo. Per fede, Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell’editto del re (Cfr. Eb 11,1-40).

Sarebbe sufficiente che ogni cristiano vivesse secondo verità e giustizia, sapienza e intelligenza la sua fede e con i frutti di essa il mondo si salverebbe. Invece quasi tutti mettiamo questo preziosissimo dono in una buca, lasciandolo infruttuoso per l’eternità.

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Se i cristiani mettessero a frutto solo il dono della fede, vivendo con carità e speranza, secondo giustizia, fortezza, temperanza, prudenza, il mondo potrebbe essere salvato e redento da ogni sua miseria spirituale e materiale. Invece per ignavia, pigrizia, abbandono al vizio, si cade nell’accidia e il mondo rimane nella sua miseria di peccato.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutate i cristiani a svegliarsi dal grande sonno di morte. 

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