IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

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Ap 1,9-10; Sal 95; Mc 3,13-19

MARTEDÌ 23 OTTOBRE

Perché gli Apostoli devono stare con Gesù? Tra gli Apostoli e Cristo si deve creare la stessa comunione che regna tra Cristo e il Padre. Come Cristo non solo ascolta il Padre, ma anche lo vede in ogni sua opera, così gli Apostoli devono ascoltare Gesù, ma anche vederlo in ogni sua opera. Senza la visione, l’ascolto è filosofia, ideologia, semplice parola. La verità è dalla Parola e dalla visione, dalla Parola e dalla storia.

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi (1Gv 1,1-10).

Anche Paolo unisce mirabilmente Parola e storia, insegnamento e visione. Paolo ha visto Cristo, ha ascoltato da Lui, ha vissuto la Parola. I discepoli di Paolo hanno ascoltato la Parola, hanno visto come essa si vive sul modello di Gesù. Parola e storia, insegnamento e vita devono essere una cosa sola. Mai devono essere separati.

Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi! Ho provato grande gioia nel Signore perché finalmente avete fatto rifiorire la vostra premura nei miei riguardi: l’avevate anche prima, ma non ne avete avuto l’occasione. Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione. So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza (Fil 4,4-13).

Gesù prima sale sul Monte, dona la sua Legge. Poi scende dal monte e mostra agli Apostoli come si vive ogni Parola da Lui proferita nella maniera più perfetta e più santa. Ascolto e storia, insegnamento e vita in Lui sono una cosa sola, inseparabili in eterno.

Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

La povertà della Chiesa oggi è un insegnamento del mistero di Cristo affidato alla sola parola e molto spesso si tratta di una parola che neanche corrisponde a quella lasciataci da Cristo Signore, da Lui sigillata con il proprio sangue. La vita cammina per altri sentieri. Dalla falsità, dall’immoralità, dalla trasformazione della Parola di Gesù, da una vita non conforme ad essa, quale insegnamento potrà mai nascere? Il maestro non deve solo dire. È obbligato a trarre il suo dire dal proprio sangue.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni maestro in Cristo unisca Parola e storia. 

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