Dt 24,10-22; Sal 94; 1Cor 12,12-27; Mt 18,23-35
SABATO 13 OTTOBRE
Ogni discepolo di Gesù ha un solo modello da imitare: il suo Maestro. Gesù è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Lo toglie espiandolo nel suo corpo inchiodato sulla croce, secondo l’insegnamento lasciatoci da Paolo. Egli si è addossato di tutte le nostre iniquità. Il discepolo in Cristo deve addossarsi tutti i peccati del mondo e in Cristo, con Cristo, per Cristo partecipare alla loro espiazione. È questa la verità purissima dei discepolo di Gesù. È una missione altissima da portare a compimento.
Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col 1,24).
È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo (Col 2,9-15).
È evidente che, se il cristiano è chiamato ad espiare in Cristo i peccati del mondo, questa espiazione comincia con il suo personale perdono ad ogni persona che ha peccato contro di lui sia in cose gravi che lievi. Senza un perdono totale, senza riserva, nessuno potrà partecipare all’espiazione dei peccati del mondo. Senza partecipazione, la missione del cristiano è vana. Nessun peccato per lui sarà espiato. È questo il vero fallimento del discepolo di Gesù. Ma vi è anche un altro motivo per dare sempre il perdono: perché altrimenti il Signore non potrà perdonare noi, e se Lui non ci perdona siamo in cammino verso la perdizione eterna. Perdono per perdono, misericordia per misericordia, pazienza per pazienza, compassione per compassione.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Gesù non solo comanda che si perdoni sempre, vuole anche che sia l’offeso ad offrire la sua riconciliazione all’offensore. Anche in questo dobbiamo essere perfetti come il Padre suo. Il nostro Dio ha dato Cristo come vittima di espiazione. L’offensore sacrifica il figlio in favore dell’offeso. Anche il cristiano, offeso, sacrifica se stesso per l’offensore. Offrendo la riconciliazione, il cristiano è a perfetta immagine del suo Dio.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono ( Cfr. Mt 5,21-26).
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci veri strumenti di riconciliazione, perdono, pace.