IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

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Dt 6,1.9; Sal 118; Rm 13,8.14a; Lc 10,25-37

DOMENICA 30 SETTEMBRE

Un dottore della legge rivolge a Gesù una domanda ben chiara. Lui vuole sapere dal Maestro cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Poiché lui è scriba, non deve chiedere a Gesù come si deve fare. Va interrogata la Legge. Lo scriba interroga la Legge e questa così gli risponde: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. La risposta di Gesù è di conferma: “Fa’ questo e vivrai”. Per coloro che non conoscono la collocazione di queste due Comandamenti, diciamo subito che il primo è collocato nel Capitolo VI del Deuteronomio e il secondo nel Capitolo XIX del Levitico. Il primo Comandamento riguarda tutti i Dieci Comandamenti, nessuno escluso.

Nei Dieci Comandamenti, tre riguardano Dio e sette gli uomini. Non c’è amore né di Dio e né del prossimo se uno solo di questi Comandamenti è trasgredito. L’amore non è sentimento, non è decisione dell’uomo. L’amore è obbedienza. Si obbedisce, si ama. Non si obbedisce, non si ama. Il secondo Comandamento riguarda ogni uomo, nessuno escluso, anzi esso riguarda in modo particolare il forestiero e lo straniero. Per questo secondo Comandamento Dio dona noi come esempio la sua santità. Lui è santo. I suoi figli devono essere santi. La santità consiste in un amore universale senza riserve e riguarda anche le più piccole relazioni con i fratelli. Sarebbe cosa assai utile per comprendere qual è l’amore che ci fa eredi della vita eterna leggere i Capitoli IV, V, VI del Deuteronomio e i Capitoli XVIII, XIX, XX del Levitico. L’amore è obbedienza non solo alla Legge del Signore, ma anche è soprattutto alla Santità del nostro Dio. San Matteo traduce la Santità di Dio con Perfezione: Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro nei cieli. Mentre San Luca con Misericordia: Siate misericordiosi come il Padre vostro celeste. Santi come Dio, perfetti come Dio, Misericordiosi come Dio. Sempre.

Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Cosa aggiunge la parabola del Buon Samaritano alla verità già conosciuta? L’aggiunta viene dai personaggi che sono essenza del racconto: uomo lasciato mezzo morto dai briganti sul ciglio della strada, sacerdote, levita, samaritano. Dalla legge dell’amore del prossimo nessuno è escluso per motivi rituali o di altro genere e neanche per motivi storici di qualsiasi natura. Dinanzi ad un urgente bisogno solo la morale deve rimanere, ogni altro motivo deve scomparire. Dove però non c’è estrema urgenza, l’amore per il prossimo che esce dall’obbedienza ai Comandamenti e dall’osservanza del Vangelo va organizzato, strutturato, in modo che nessuno tolga l’obbedienza a ciò che gli è comandato per sacramento o per missione particolare. Il vescovo è l’organizzatore della grazia e della verità, della luce e della Parola, non è per le cose della terra. Il diacono è l’organizzatore della carità materiale e anche spirituale, ma prima della carità materiale. Non può il diacono fare il vescovo e il vescovo il diacono. Urge sempre separare urgenza e ordinarietà. Va denunciato che oggi però la confusione è sovrana.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci ad amare Dio e il prossimo secondo verità pura. 

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