IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

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Is 29,13.21; Sal 84; Eb 12,18-25; Gv 3,25-36

DOMENICA 2 SETTEMBRE

La gioia di un uomo è piena quando ha fatto tutta la volontà del Signore. Quando la coscienza rende testimonianza che l’obbedienza è stata perfetta, è allora che il cuore esulta e si rallegra. Non c’è gioia quando si è nella trasgressione dei Comandamenti. Neanche quando non si presta immediata e pronta obbedienza ad ogni Comando, ogni voce che viene dal Signore nostro Dio. Giovanni il Battista può dire di essere nella gioia piena, perché il fine della sua missione era una solo: presentare lo Sposo alla sposa, Cristo all’umanità. Ora che l’umanità sa che il suo Sposo è stato mandato dal Padre la sua missione è finita. Può andare in carcere. Può morire. Lui ha fatto quanto gli è stato chiesto di fare. Il fine è raggiunto. Necessario è sapere che il fine della missione non lo decide l’uomo. Il fine è dato da Colui che manda. Esso è personale.

Applichiamo questa legge del fine al cristiano e in modo speciale ai ministri della Parola. Qual è il fine della missione apostolica? Esso è uno solo. Fare discepoli tutte le genti di ogni popolo, nazione, lingua. Se il ministro della Parola non fa discepoli, il fine non è raggiunto. Ma se il fine non è raggiunto, la causa è di sicuro l’assenza dei mezzi o delle vie. Non si va. Non si annunzia il Vangelo. Non si battezza. Non si insegna come il Vangelo deve essere vissuto. Quando questi mezzi, insieme, vengono posti in essere senza alcuna interruzione, nella loro purissima verità, il fine sempre si raggiunge, secondo però la regola della semina del Vangelo e della sua produzione. Il seme può cadere sulla strada, tra i sassi, tra le spine, in terreno buono. Quello caduto in terreno buono può produrre il trenta, il sessanta, il cento per uno.

Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Quando è perfetta la gioia del cristiano? Quando porta la sposa allo Sposo. Finché la sposa rimane senza lo Sposo, la sua gioia è inesistente. Non ha compiuto quanto gli è stato chiesto. Poiché la missione dura per tutta la vita, chi vuole essere nella gioia dovrà obbedire al mandato ricevuto. Poiché la gioia eterna è il frutto del compimento del fine, se il fine è omesso non si entra nel regno eterno del Signore. Non abbiamo obbedito a Cristo Gesù, non possiamo abitare con Lui per l’eternità nella sua casa. Perché dobbiamo portare ogni uomo a Cristo? Perché è Lui che dona lo Spirito senza misura e lo Spirito è Colui che deve creare l’uomo nuovo in Cristo, rendendolo spirituale e liberandolo dalla sua condizione di peccato e di morte. Non ama l’uomo chi lo priva dello Spirito Santo. Qualcuno potrebbe pensare: Ma lo Spirito non si dona da solo? No. Mai. Lo Spirito della redenzione, della salvezza, lo Spirito che crea la vita eterna nell’uomo è lo Spirito di Cristo Gesù, sgorga dal corpo di Cristo, vive nel corpo di Cristo, agisce per il corpo di Cristo. È nel corpo di Cristo che Lui porta un uomo alla perfezione della sua umanità. È Cristo che dona lo Spirito. Lo Spirito non si dona. Cristo lo dona perché Lui faccia il suo corpo, lo renda sempre più bello nella santità e con l’aggiunta di nuovi membri. Il Vangelo così parla e così noi parliamo. Parlare in modo diverso non è parlare dal Vangelo. Non è cristiano chi non parla dal Vangelo.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni discepolo di Gesù parli solo dal Vangelo. 

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