IL VANGELO DEL GIORNO

Comunità Pastorale Maria SS Regina dei Martiri. Lomaniga, Maresso, Missaglia Arcidiocesi di Milano

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Ger 10,11-16; Sal 113; Zc 9,11-17; Mt 19,23-30

MARTEDÌ 11 DICEMBRE

Ogni Parola di Gesù va letta dal suo cuore, mai dal nostro. Poiché il suo cuore è rivelato da tutta la sua Parola, da essa tutta dobbiamo trarre la verità. Il vero problema non è la ricchezza, ma l’essenza metafisica dell’uomo. Chi è l’uomo nella sua verità più profonda, scritta nel più intimo della sua anima e del suo spirito? Una persona creata per essere tutta del suo Dio. Come il Padre ha generato il Verbo nell’Eternità e il Verbo vive tutto per il Padre, eternamente dal Padre, così deve essere l’uomo. Lui è chiamato a porsi interamente nelle mani del Padre, per essere sempre dal Padre. Chi è il ricco? Colui che ha sostituito il Padre con la ricchezza. Essendo questa vera idolatria, esclude dal regno dei cieli. Nessun idolatra vedrà mai il regno eterno del Signore. Il guai di Gesù ai ricchi è una condanna della loro idolatria. Per essi non c’è salvezza eterna. La salvezza nasce dalla totale consegna al Padre, sia nella povertà che nella ricchezza.

Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti (Lc 6,24-26). Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Poi disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc 12, 16-34).

L’idolatria esclude dal regno finché si rimane idolatri. Se dall’idolatria passiamo alla verità della nostra natura creata per il Signore e a Lui ci affidiamo, secondo le regole della vera fede, allora dalla strada della perdizione prendiamo la via della salvezza.

Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.

Neanche basta lasciare tutto e seguire Gesù per entrare nel regno dei cieli. La sequela deve essere sino alla fine, nell’obbedienza ad ogni Parola che di volta in volta il Signore rivolge a coloro che lo seguono. Senza obbedienza, non c’è vita eterna.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che mai ci separiamo dalla legge dell’obbedienza. 

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